Capitolo 7 – Conoscere la persona cieca – L’esperienza del bello multimediale

Sommario:

d. L’esperienza del bello multimediale

La prima volta che misi piede nell’istituto Romagnoli fu nel 1965, durante una fredda mattina di Febbraio.
Benché fossero molti gli interrogativi e i timori che turbavano la mia mente, fui subito e piacevolmente coinvolto dalla bellezza dell’edificio e del parco circostante.
In ciascun ambiente regnavano una insolita cura ed un sapiente buon gusto, forse troppo sontuoso per la mia sensibilità di giovane studente, ma comunque armonico ed interessante, tanto da sollecitare attenzione e rispetto.
In particolar modo furono le piante e i fiori che suscitarono tutta la mia meraviglia, sconcertando e disorientando le mie aspettative.
Non pensavo che un luogo per ciechi dovesse, quasi per sua natura, presentarsi oscuro e regolare, povero per inquietudine e movimento. Tuttavia quell’attraente vivacità di forme e di colori mi appariva eccessiva, quasi una forzatura, una finzione per mascherare il “vuoto di vita” che fatalmente opprimeva l’ambiente. Ad un certo punto mi accorsi addirittura che un gruppo di fotografi stava osservando con ammirazione alcune magnifiche rose da concorso, che esibivano la loro ricercata eleganza lungo le due siepi parallele del vialetto lastricato che ancora oggi conduce verso la parte antica della villa.
Una cura estetica così raffinata e competitiva, tutta da vedere e da fotografare, fu capace di indispettire la mia immaginazione.
Immaginai confusamente qualcosa di offensivo per i ciechi, una vera e propria disconferma della loro drammatica condizione, quasi una forma di cinismo che amplificava il dolore per un limite sensoriale così difficile da concepire.
Quando ebbi finalmente l’opportunità di osservare i bambini non vedenti che giocavano, tra le piante ed i fiori, lungo i vialetti del parco, cominciai a capire ed il mio sconcerto incontrò il conforto di nuove immagini e di nuovi significati.
Infatti i bambini giocavano e correvano con una vivacità e una grazia che non contraddiceva la bellezza di quel giardino e anzi ne esaltava le caratteristiche strutturali. Inoltre mi risultò con estrema evidenza che la bellezza d quel giardino non era semplicemente “da vedere”. Compresi che il parco era stato pensato e realizzato per offrire la sua bellezza e la sua funzionalità all’intero patrimonio senso-percettivo-motorio di ciascun bambino.
Nonostante la sua immagine immediata e naturale, si trattava di una vera e propria opera d’arte multimediale, nella quale lo spirito geometrico e la finezza estetica presentavano un felice esempio della loro coniugabilità.
Più tardi ho avuto la possibilità di comprendere che il bello visivo rappresenta comunque un ingrediente fondamentale nella vita di una persona non vedente, poiché costituisce la sua prima carta di identità, in quanto persona degna di essere osservata e conosciuta.
Logicamente, per quanto riguarda il bello visivo la persona che non vede deve fare riferimento ad altre persone vedenti di sua fiducia e questo può frustrare i suoi legittimi desideri di completa indipendenza.
Occorre però capire come talvolta il desiderio di indipendenza possa divenire un ostacolo durante la partecipazione alla vita sociale.
Infatti possiamo divenire autonomi nella dipendenza dagli altri, mentre l’indipendenza ci conduce inevitabilmente verso una libertà dagli altri, una libertà ispirata prevalentemente dal sentimento e dal sistema dell’orgoglio.
D’altra parte l’immersione nell’esperienza del bello ci accompagna anche verso il desiderio di conoscere il bello visivo.
Nell’esperienza di chi non vede, un simile desiderio non potrà essere soddisfatto, ma potrà comunque garantire alla persona non vedente un’inquietudine ed una vivacità che renderanno più significative le sue relazioni interpersonali.
In definitiva l’esperienza del bello ed il gusto di conoscere rappresentano i veri e propri antidoti per andare oltre una risposta orgogliosa ed autarchica, pressoché priva di fondamento socio-culturale.
Naturalmente è la scuola che può garantire ai bambini ciechi un incontro quotidiano con il bello multimediale, sia naturale che artistico. Si tratta di un compito che ci trova talvolta ancora impreparati e non soltanto per quanto riguarda i bambini non vedenti.
Sarà davvero importante rendersi conto che il bello è un alimento necessario nella vita di ciascuno di noi così come lo sono gli amminoacidi o le vitamine.
E’ il bello infatti che ispira il nostro sentimento di gratitudine nel confronto con la vita e ci consente di riconoscere in essa la fisionomia di un dono misterioso, spesso sconcertante, ma comunque degno di essere accolto con spirito di ricerca e di corrispondenza.