Capitolo 5 – Il bambino cieco a scuola – Per una didattica delle differenze individuali

Sommario:

d. Per una didattica delle differenze individuali

Accade spesso che la diversità di un alunno sembra inconciliabile e incompatibile con il flusso ordinario della vita scolastica.
In particolar modo ciò si verifica quando il gruppo di apprendimento si concentra su contenuti disciplinari omogenei che richiedono una conformità prestabilita e prefigurata sia nel conoscere che nell’eseguire.
Possiamo dire con altre parole che è l’uniformità delle abitudini e delle convenzioni scolastiche il più grande e difficile ostacolo da superare, per consentire agli alunni un effettivo processo di integrazione.
A questo proposito giova ribadire con chiarezza che non è la somiglianza degli apprendimenti la misura adeguata per valutare un processo di integrazione scolastica.
Ciò che integra un gruppo di alunni è la socializzazione dei processi di apprendimento, la conoscenza del modo con cui l’altro alunno apprende e si confronta con i contenuti delle varie discipline.
In una simile prospettiva le differenze individuali tendono a costituire il volume delle opportunità didattiche presenti nella classe. Esse rappresentano il paesaggio di esperienze di un gruppo di apprendimento.
Affinché possa avvenire questo mutamento di prospettiva, sarà necessario oltrepassare il concetto di prova scolastica intesa come prodotto individuale, da collocare in una virtuale graduatoria, secondo il criterio di una maggiore o minore congruenza rispetto ad una prova ideale considerata perfetta.
Il prodotto scolastico di un alunno potrebbe essere considerato come il suo contributo e la sua partecipazione alla costruzione di una prodotto più esteso, inteso come espressione dell’intero gruppo scolastico.
Ragionevolmente anche in questo caso il prodotto scolastico individuale potrà essere valutato secondo criteri oggettivi e personalizzati, ma il suo significato e il suo valore dovranno essere considerati all’interno di una realtà più complessa, nella quale tutti gli alunni potranno conoscersi e riconoscersi.
Infatti un prodotto scolastico collettivo può divenire un vero e proprio testo di apprendimento per i singoli alunni che nell’insieme dei contributi potranno godere ed apprendere un contenuto disciplinare molto più ricco di particolari e di modalità espressive.
E’ in questo modo che un gruppo di alunni può costruire la consapevolezza della propria storia, concepita come un percorso comune lungo il quale ciascuno di essi procede con le proprie forze, abilità, atteggiamenti e conoscenze.
Naturalmente anche un gruppo così organizzato avrà una tensione egemonica, esercitata prevalentemente dai cosiddetti alunni trainanti
che in qualche misura cercheranno di imporre principi di conformità.
Questa tensione egemonica sarà comunque caratterizzata da comportamenti e da atteggiamenti aggressivi e non violenti.
Mentre l’aggressività svolge una funzione affermativa di sollecitazione, la violenza mira alla eliminazione o comunque alla minimizzazione di una persona, nella sua presenza, nella sua voce e nella sua verità individuale.
In definitiva è opportuno che ci sia, all’interno di un gruppo, la ricerca di somiglianze, purché tale ricerca non si trasformi e non degeneri nella ricerca delle diseguaglianze, che fatalmente ci conduce verso la logica e la prassi delle eliminazioni.
L’intelligenza, secondo Piaget, è appunto la capacità di riconoscere la somiglianza nella diversità e la diversità nella somiglianza. In questo senso l’integrazione scolastica può essere concepita come il frutto dell’intelligenza, come la capacità di cogliere la non essenzialità delle alterazioni provenienti dalle differenze individuali.
Occorre inoltre considerare che il lavoro collettivo di un gruppo di apprendimento conduce verso il confronto e l’incontro delle esperienze personali di vita vissuta, avvicinando così i contenuti delle discipline alle singole esistenze degli alunni.
La socializzazione delle esistenze conferisce ai processi di apprendimento
un significato comunitario e legittima le difficoltà di ciascuno in una prospettiva di aiuto reciproco e di corresponsabilità.
In un simile contesto sociale ed umano la persona disabile può intraprendere con sufficiente equilibrio il difficile confronto con i propri limiti e scorgere sempre più chiaro l’orizzonte delle proprie possibilità.