Parte II : Vivere la cecità – Dolcezza insidiosa

Mi piacevano le ragazze sensibili, delicate, attente e disponibili, dal comportamento mite e costante, dai modi discreti e rassicuranti.
Era il mio desiderio-bisogno di armonia e di concordia che mi faceva prediligere questo tipo di ragazze, al punto da minimizzare certi loro difetti estetici, assolutamente inaccettabili dai miei compagni di scuola.
Dovetti comunque ben presto rendermi conto che di ragazze così ce ne erano veramente poche e quelle poche erano molto difficili da trovare.
Molto spesso la dolcezza era semplicemente l’ingrediente di una condotta seduttiva e di una determinazione a governare, a manovrare il corso delle circostanze.
Il mio grande bisogno di attenzione e di pace mi spingeva comunque verso queste apparenti dolcezze con la naturale ingenuità di un assetato che trova ristoro anche nel gusto di un’acqua fresca ma ferruginosa.
Logicamente con ragazze così abili e lucide andavo incontro a brucianti e ripetute frustrazioni.
Essere utilizzato mi piaceva; il dolore nasceva dall’inconsistenza di quella apparente dolcezza e dalla percezione di una determinazione aggressiva che procurava sgomento alla mia urgenza di pace.
Io che amavo ragazze da intuire e da immaginare, continuavo a trovarmi di fronte persone animate da obiettivi circoscritti, molto ben individuati, perseguiti con assiduità e con perseveranza.
Mi faceva soffrire anche la presa in giro dei miei compagni di scuola che in questa mia ingenuità si limitavano a riconoscere, più che altro, il segno infamante della stupidità.
Con il passare del tempo cominciai a provare verso la dolcezza di una ragazza attrazione e diffidenza, cosa che, devo dire, non mitigò affatto il mio disagio e rese ancor più incerto il mio comportamento.
Molto più tardi compresi che nel mio modo di amare risultava decisivo il sentimento della solidarietà, dell’intreccio di esistenze animate da storie avvicinabili e da motivi comuni di crescita.
In un simile contesto sentimentale la grazia e l’intelligenza non fanno certo difetto, ma non posso comunque divenire il riferimento prioritario di una scelta.
Questa nuova consapevolezza mi aiutò molto a superare l’incertezza e il disagio. Finalmente il corso della mia vita sentimentale ebbe la possibilità di evolversi e conoscere sempre nuove e migliori soddisfazioni.
Nella mia fantasia resta comunque indelebile il sogno di una ragazza da intuire e da immaginare, con cui vivere al di là, o se preferite al di qua, della pesantezza del reale, liberi dalle dinamiche della comunicazione e dalle ruvide esperienze del confronto.
Un desiderio infantile e immaturo, non c’è dubbio, da non incoraggiare. Pur tuttavia un desiderio legittimo, soprattutto nei momenti gravi, quando la vita ci opprime con la sua logica della necessità.
In questi momenti il piacere della conoscenza abbandona i vincoli dell’oggettività e vola in alto, nello spazio dell’intuizione, dove il viaggio prevale sul traguardo e dove un discorso non ha bisogno di conclusioni.